Ritrovarsi ad un funerale

Riccardo Vettore

Sono passati tre giorni da quando sono stato al funerale del padre di una mia cara amica e suocero di un mio acro amico. La chiesa era piena di persone; immagino sia l’indice generalmente utilizzato per capire quanto era benvoluto dalle persone.

E’ stato un momento sicuramente intenso e toccante, ed anche uno di quei momenti dove la mente spazia in pensiere forse un po’ inusuali.

Tra i vari c’è questo: mi ricordo anni fa quando biasimavo la mia famiglia (in senso lato, quindi zii e parenti vari) che si incontrava solamente nei momenti clou come matrimoni e funerali. Poi lunedì, mente mi guardavo in girno nella chiesa gremita, scorgevo persone alle quali sentivo di volere in qualche modo bene, che erano anni che non vedevo. Al termine della funzione con alcune di queste persone c’è stata una stretta di mano, un abrraccio e qualche veloce scambio di parole. Non è possibili riassumere anni di vita in pochi secondi e quindi escono automatiche le classiche frasi “del momento” così piene di significati ed allo stesso tempo così vuote di tutto.

Ora rifletto se sono nella buona strada per essere come i miei parenti così da me biasimati o se é un meccanismo naturale della vita quando si diventa “grandi”.