Nadia
Come sempre c’era una marea di gente e il contesto era una manifestazione/Palio/battaglia ecc. La cosa in comune delle varie scene era l’aria di qualcosa di ingannatore e pericoloso.
La faccio breve perché è stato kilometrico.
In una zona aperta, con mura, ponte levatoio ecc., c’era una tipologia piuttosto varia di persone; c’erano però anche persone (o meglio, esseri con liquidi corrosivi, palle chiodate…) da cui ci si doveva difendere, e che sarebbero arrivate di lì a poco pericolosamente in massa. Ero con le mie amiche, alcune più grandi di me, che però stavo perdendo di vista nella folla; in quel momento, nel vedermi senza di loro, un mio coetaneo che nella realtà mi fa la corte, mi dà un regalo e mi dice che posso contare sulla sua protezione; io gli rispondo in modo gentile, ma non ho bisogno di quello che mi offre e inoltre non sono un tipo romantico, cerco di fargli capire che so proteggermi da sola, ma non voglio essere sgarbata, mi mancano le mie amiche, lui è una persona affidabile e simpatica, perciò gli sto accanto come desidera. […]
In una scuola, di sera o notte, eravamo io, le ragazze con cui lavoro e scherzo in negozio, e persone più grandi. Non so cosa di nascosto si dovesse fare, in ogni caso tra questi c’era un ragazzo di quattro anni maggiore che conoscevo e con cui ero fidanzata in passato (nel sogno, perché nella realtà non esiste); tra la mia impulsività e il ritorno di fiamma, mi sono fatta furbamente mettere incinta dicendogli di non preoccuparsi e pensando di poter riparare il giorno dopo. […]
Nella scena successiva, ero nella mia casa natale, tra le persone c’era un ragazzo assomigliante a Elijah Wood, forse per l’impressione da angioletto che suscita. Esprimeva molta negatività, così ho capito che voleva perseguitarmi e farmi del male, mi seguiva per il giardino di casa con il viso sorridente e la voce suadente, ma più tentavo di scappare più lui si trasformava in una grossa bestia (quasi mitologica) della forma di un grande toro-serpente. Cerco di scavalcare il cancelletto che collega il mio giardino al giardino dell’appartamento di mia nonna (morta a suo tempo) per cercare protezione poiché mi sembrava che non ce l’avrei fatta da sola, ma in realtà non avevo nessuno a cui chiedere protezione. Nello scavalcare mi sono accorta che dovevo fare attenzione perché avevo il pancione; mi è tornato in mente quell’ex-fidanzato/amico con simpatia, ma ho scartato l’idea di chiedere protezione a lui. Prima di scavalcare, è passata con indifferenza una coppia per il cancelletto, nella direzione opposta in cui stavo andando io. Per fortuna mi sono svegliata perché il mostro, che ora aveva delle chele gigantesche, mi stava raggiungendo, anche se non ero angosciata perché sapevo di poter contare su me stessa, non mi sentivo sola, anche se non potevo difendermi materialmente.
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